Buon Compleanno a Zverev!
Per 2h39, gli spettatori del campo Rainier III e i vari osservatori hanno immaginato volentieri Richard Gasquet nella semifinale dei Rolex Monte-Carlo Masters. 13 anni dopo quella giocata contro Rafael Nadal, il giorno dopo la sua vittoria contro Roger Federer, n°1 uno del mondo, nel 2005. I più entusiasti hanno persino immaginato un incontro di domenica tra “Rafa” e “Richie”. Perché il francese faceva faville sul Centrale, sommergendo Alexander Zverev, n°4 al mondo, a colpi di rovesci lunghi sulla linea, di colpi smorzati, distillati in modo sottile (come sulla palla del primo set) delle volée o mezze-volée accarezzate dietro la rete. 6-4 in 46 minuti, e anche 3 palle break in entrata nella seconda manche sul servizio del tedesco. I palmi delle mani del pubblico erano già rossi, più adesso che nelle tre ore precedenti di noiosi combattimenti tra Nishikori e Cilic.
Sì, ma Alexander Zverev non è il 4 ° mondo per caso. Non è il tipo da lasciarsi sfuggire un incontro, anche se il sole si era eclissato molto presto nel match. Aveva anche altri due motivi in più per ribaltare uno scenario mal iniziato. In primo luogo, per vendicare il fratello maggiore Mischa, eliminato da Gasquet negli ottavi. E poi per spegnere le sue 21 candele con l’energia e il sorriso di un vincitore. A poco a poco, quasi insidiosamente, ha stretto Gasquet in una rete a fondocampo, dove il suo colpo pesante, specialmente il rovescio, fa miracoli. Il bel gioco di Gasquet è diventato sempre più raro, anche per colpa di una forma fisica non perfetta. Zverev a quel punto pareggia al (6-2) e azzecca il break di entrata nella terza manche.
Ma trasportato da un pubblico entusiasta, Gasquet tiene duro e torna nel match dopo uno scambio pazzesco concluso con un rovescio vincente lungo la linea, una specie di vendetta su quella palla match mancata a Montreal dopo 49 colpi l’anno scorso. Ovation e «Richard, Richard», che arriva dalle tribune. Il match è poi caduto nell’irrazionale tra la «Deutsche Qualitat» e il «French Flair» con break, atro break, punti meticolosamente costruiti contro folgorazioni geniali.
E poi, il famoso 7° gioco così caro a Jean-Paul Loth. E a questo punto, inaudito: diagonale di rovescio interminabile, attacco lungo sulla linea di Gasquet, volée di dritto liftato a metà campo, tentativo di passing incrociato di Zverev e volée smorzata Gasquet. 4-3 break. È calata la notte, la temperatura è scesa di 15 gradi ma i cuori sono caldi. Anzi bollenti. Tutti in piedi. Tranne Alexander Zverev, sulla sua panchina, più concentrato che mai. La forza dei campioni è di non mollare mai. Rafael Nadal, dieci volte vincitore del Rolex Monte-Carlo, è l’archetipo più bello. E se tutti prevedono un futuro brillante per il giovane tedesco, probabilmente non è una coincidenza. Senza fare una grande partita, non si arrende, è stato il suo grande merito. Doppio break, poi ha cancellato con un furioso smash una nuova minaccia sul 5-5.I maligni diranno che Gasquet, come al solito, ha ceduto sotto la pressione. Sarebbe ingiusto. La palla match ne è la prova più bella. Uno scambio da extraterrestri, un Gasquet ultra-aggressivo che si assume tutti i rischi e un ultimo passing di rovescio vincente di Zverev. Il tedesco si allunga fino in fondo al campo Rainier III come se avesse già vinto il torneo. Gasquet molla la sua racchetta e quasi fa fatica a raccoglierla. I due uomini si abbracciano alla rete. A Gasquet i rimpianti ma l’orgoglio. A Zverev la gioia e già il pensiero a recuperare bene.