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Richie: incredibilmente ringiovanito

06.04.2025

«L’esperienza è un pettine per calvi» sosteneva Eugène Saccomano, il conduttore del celebre programma On refait le match. Non sono sicuro che Matteo Arnaldi, 24 anni e 39esimo al mondo, condivida il suo punto di vista, dopo essere stato annientato nell’ultima partita contro Richard Gasquet, 38 anni, nel suo torneo d’addio, nonostante il suo talento sia ancora molto valido. Uno smash e un dritto in aria, e perfino un doppio fallo sul match point, dopo 2h34 di duello avvincente che simboleggiava anche un contrasto generazionale.

23 anni dopo che Franco Squillari, semifinalista al Roland-Garros nel 2000, se n’era andato alla chetichella dopo aver ricevuto un bombardamento di colpi da un talentuoso ragazzino di soli 15 anni e 10 mesi, Arnaldi ha vissuto la stessa disavventura. 2002 – 2025. 23 anni! I suoi tratti si sono inspessiti, la peluria si è trasformata in una barba (quasi) bianca, le gambe si muovono meno velocemente, ma l’occhio, il QI tennistico e la gestualità sono ancora lì. Anche il piacere di giocare e l’emozione di farlo qui. In primis per Richard Gasquet e anche per i fortunati spettatori eper gli amanti del tennis. A metà del terzo set, Gasquet ha lanciato tre rovesci vincenti consecutivi, in tre diverse aree del campo.

E come nel 2002, dagli spalti abbiamo sentito “Wow!” », “Che gioco”, “Un rovescio, magnifico”. Ma si tratta solo di un condensato di tutto quello che il francese ha mostrato dall’inizio della partita. Gioco avanzato, presa anticipata della palla, rovesci vincenti, corse a rete, per non parlare di questo passaggio di dritto lungo la linea a fine gara per passare, in un momento difficile, al primo turno. La varietà dell’offerta vista in 9 partite dall’ex enfant prodige del tennis francese (anche più adulto), alcuni non avranno nemmeno la loro intera carriera per provarla. “Ho segnato parecchi puntii“, si è congratulato Gasquet al microfono di Marc Maury, dopo aver “salutato” lo speaker del torneo, come si fa tra due vecchi amici. È un onore avere ancora l’opportunità di giocare in questi luoghi, qui dove tutto ha avuto davvero inizio per me. » Tra Richie e Monaco quindi, non è ancora tutto finito.

Il giorno prima, però, mentre parlava dei suoi ricordi nel Principato prima di partecipare al suo ultimo Rolex Monte-Carlo Masters, il nativo di Sérignan aveva parlato di una leggera “preoccupazione” che lo avrebbe colto entrando sul Campo Rainier III. Ma non era niente in confronto al peso che fin da subito sembrava gravare sulle fragili spalle dell’italiano. Come se fosse bloccato, in apnea, sotto lo scafo dell’immensa nave da crociera che sfilava sull’acqua, prolungamento del “campo più bello del mondo” come l’ha definito Gasquet. Durante tutto l’incontro Arnaldi è apparso preoccupato, incerto, rivolto costantemente verso il suo clan per sentirsi rassicurato.

Al momento del pareggio in un set, è stato lui a lasciare il campo, mentre Gasquet è rimasto imperterrito moltiplicando i servizi per prender tempo. “All’inizio del set decisivo mi sono detto: forse questo è il tuo ultimo set a Monte-Carlo”, ha dichiarato. Devi combattere, devi dare tutto quello che puoi. Ne vale la pena. » Al tramonto della sua carriera, Gasquet ha mostrato le risorse e le qualità per le quali è stato spesso criticato: cuore e testardaggine. Se non riusciva a concludere la partita con il servizio sul 5-3, tornava a combattere, senza nemmeno sedersi per cambiare lato del campo. Le gambe sono rigide, i muscoli stanchi e far di più sarebbe stato un’imprudenza. La stessa sensazione di cui lui parla quando al mattino si sveglia prima di alzarsi.

Martedì, Richard Gasquet gareggerà nella 2a prova del Rolex Monte-Carlo Masters. Come nel 2002. Questo incontro contro Marat Safin rimane il ricordo più bello della sua carriera. Cosa sarà nel 2025? Non importa. Richard Gasquet non è pronto a “riprodurre partite passate”. Per ora il presente è quello che conta.

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