SCHWARTZMAN HA DOMATO LA “BOMBONERA”

Quando ti chiami Diego e hai un passaporto argentino, non hai paura dell’atmosfera surriscaldata dei campi sportivi. Anzi. Giovedì, però, negli ottavi di finale del Rolex Monte-Carlo Masters, Diego Schwartzman ha dovuto decriptare il talento di Lorenzo Musetti resistendo a un’orda di Tifosi determinati a sostenere il loro beniamino, espellendo la frustrazione di una nuova assenza per il Coppa del Mondo FIFA in Qatar a fine anno.

Sotto una temperatura tornata decisamente estiva e un sole cocente, il Campo dei Principi si è così trasformato, per due ore e mezza, in una vera e propria arena. A far tremare non solo gli spalti ma anche le argenterie dei ristoranti del prospiciente Vip Village. Il riscaldamento era appena iniziato quando il “Lorenzo! Lorenzo! Lorenzo! stava già echeggiando. E il 20enne toscano ha selezionato la modalità maestro ad inizio partita. Un rovescio a una mano degno di Richard Gasquet, Stan Wawrinka o del suo illustre connazionale Simone Bolelli, un dritto che sfonda, dei drop shot sottilmente distillati, uno spostamento aereo, una buona lunghezza della palla. Ha ripercorso l’intera panoplia del perfetto insegnante di tennis. Simbolo di questo successo insolente e di questo braccio inciso nel pregiato marmo di Carrara di cui Musetti è originario, questa volée liftata di rovescio lunga sulla linea nella palla del primo set. Un gioiello. Dopo poco più di un’ora, il tabellone segnava 6-2, 3-1 per Musetti.

Ma dall’altezza del suo metro e settanta, Diego Schwartzman per niente è soprannominato la formica atomica. Lungi dallo scoraggiarsi, l’argentino ha continuato a muovere le gambe, a tener duro, a cercare il gioco migliore. Ha anche spinto col dritto per non soffrire costantemente nello scambio. E piano piano, punto per punto, ha finito per recuperare. Break, ri-break, ri-break… La sua fiducia tornava mentre il dubbio e la fatica cominciavano a farsi strada su Musetti. A una manche pari, l’italiano si è preso una “pausa toilette”, ha cambiato la maglietta verde bottiglia con una tonalità più chiara, si è rinfrescato il viso e le idee e ha cercato di accelerare di nuovo. Ma il serbatoio era già quasi asciutto. L’avambraccio destro passava dal marmo alla gelatina e gli errori si moltiplicavano. Qualche scintilla volava al 5-2 per recuperare un break di ritardo. Ma la magia è volata via subito (2-6, 6-4, 6-3 in 2h32).

In piedi, il Campo dei Principi ha applaudito a lungo i due attori di un’ottima partita. Musetti ha salutato i suoi tifosi con la profonda convinzione che il suo bel tennis lo possa portare lontano. Diego Schwartzman stava già pensando a come sbullonare la statua del greco Stefanos Tsitsipas, campione in carica, venerdì nei quarti di finale.

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