TSONGA TUTTO A COLORI
Dall’annuncio del suo futuro ritiro, tra due mesi, dopo il Roland-Garros, Jo-Wilfried Tsonga passa a poco a poco da una vita all’altra. Ma se questa decisione è “frutto di un lungo processo, quando qualcuno, ride, lo prende per un capriccio e poi ci riflette…“, il francese rifiuta di aprire il libro dei ricordi. e lasciarsi travolgere dalle emozioni. “Voglio che finisca come è iniziata”, insiste con voce calma e leggera. Sul campo. Con un obiettivo: vincere le partite. Sono un tipo competitivo, lo sono sempre stato. Quello che voglio soprattutto è battere l’avversario davanti a me, provare la gioia della vittoria. Gli organizzatori mi hanno invitato, farò del mio meglio. So che è un po’ un tour d’addio, ma non la vedo in questo modo. E anche se, ovviamente, non mirerò a una semifinale o a una finale (compirà 37 anni domenica 17 aprile), sarò molto deluso se perderò.»
Estremamente commosso dalla benevolenza nei suoi confronti – “Mi sono scollegato da tutto per due giorni, telefono compreso, dopo l’annuncio del mio ritiro, ma i miei cari mi hanno subito detto che la faccenda era cresciuta in tutto il mondo” – Il nativo di Les Mans approfitta anche delle sue ultime settimane sul circuito ATP per restituire un po’ “di tutto ciò che gli è stato dato, regalato e trasmesso fin dal suo esordio“ E nell’attesa di dedicarsi appieno alla sua “All in tennis Academy”, Tsonga moltiplica anche i selfie, gli autografi, gli scambi con i tifosi ma non solo. Domenica, sulle terrazze del M.C.C.C, con l’associazione “Les Enfants de Frankie”, ha condiviso un momento con alcune famiglie di profughi ucraini, con dei bambini di una casa di Fréjus e altri bimbi affetti da cecità uditiva di Aix en Provence. Padre felice di due ragazzi con la moglie Noura El Shwekh, il francese sembra essere molto sensibile al mondo dei più piccoli. Perché quando gli viene chiesto il voto che si darebbe in ventesimi per la sua carriera, risponde con questa bella formula: “Non ho intenzione di darmi un voto. Preferirei attribuirmi un colore, come si fa ora per i bambini a scuola. E diciamo che la mia carriera è un arcobaleno”. Momenti sgargianti, altri più cupi, tante emozioni “che per ora contengo” e infine pochi rimpianti. Alla fine uno sì, uno comunque, quando scavi un po’ più a fondo: “Non aver vinto un torneo del Grande Slam. “Perché nonostante Nadal, Djokovic e Federer, Tsonga non ha mai smesso di dirsi “che c’era ancora un posticino per strapparne uno.” Inevitabilmente, la finale in Australia del 2008 (sconfitta contro Djokovic dopo la memorabile vittoria in semifinale contro Nadal) viene a galla. Ma silenzio! Lo promettiamo, non ne parleremo fino a dopo il Roland-Garros.