Paire fa solo un giro
La domenica di Benoit Paire sarebbe stata blu come le sue scarpe, il Mar Mediterraneo o il cielo sopra il Campo Rainier III? O piuttosto scura, come il suo completo di tessuto nero e la sua lunga barba? Il tennista dalla doppia (o meglio dalle multiple) sfaccettature stava per smentire il suo leggerissimo riscaldamento sul campo n° 3 di poco prima?
Quando ha offerto il break a metà del primo set, mettendo insieme un doppio fault, due drop shot mancati e un grosso rovescio in corridoio, poi la manche (6-4), il suo lato oscuro sembrava già prendere il sopravvento. Senza comunque uscire dai cardini, ha mostrato il suo rammarico. “Monte-Carlo è il torneo più bello del mondo, ma ammetto che con il contesto, sono sfortunato in campo, ho perso la scintilla”, ha ammesso, dopo la sconfitta, con l’onestà che gli conosciamo anche se a volte è uno shock.
Ma questo senza contare sul suo avversario del giorno, l’australiano Jordan Thompson. Con il suo look da Super Mario Bros ricco di vitamine, il 62 ° giocatore al mondo è presente per la prima volta nel Principato. Ma in assenza di bucce di banana scivolate sotto le suole di Benoît Paire, è stato lui a glissare pericolosamente sulla terra battuta del Centrale. Di fronte alla leggendaria incostanza del francese, Thompson si è frustrato senza motivo, ha iniziato a commentare ogni punto perso, ha ululato verso il cielo, ha lanciato una palla verso la strada e ha finito per pagare i suoi errori perdendo il tie-break nel secondo set.
Sorprendentemente silenzioso, Benoit Paire ha anche staccato 3-1 nel terzo set, ma ha lasciato che Thompson tornasse. La palla, infatti, sembrava bruciare le racchette di entrambi i giocatori, come se non volessero concludere e permettessero invece all’altro di rilanciarsi.
La storia si conclude logicamente con un nuovo tie-break, ancora sinusoidale, e come un simbolo, con un orribile doppio fault di Paire dopo 3h03 di gioco. Tenere duro per un epilogo così crudele, potrebbe far impazzire. Anche no. “Che io vinca o perda, non importa. Ho voglia di tornare a casa.» Conclude Benoît Paire.